domenica 12 ottobre 2014

CARICATURA MARIO MONTI: IL PARADIGMA DELLA SCARSITA' parte 1

Inizio a postare delle caricature.
Lo scopo è quelo di descrivere il processo realizzativo.
Tecnicamente ho realizzato le caricature utilizzando Photoshop, sia per quanto riguarda il disegno che per quanto riguarda la colorazione.
Nella fattispecie per questo disegno ho proceduto dipingendo (digital painting) in scale di grigi e poi ho utilizzato i colori su un livello superiore.



Prima di entrare nelle specificità del processo realizzativo e più in generale del metodo che utilizzo per costruire i personaggi attraverso una documentazione per immagini, vorrei descrivere cosa ho tentato di rappresentare con questo disegno.
Tra gli argomenti che mi interessano di più ci sono la politica economica e la macroeconomia, questo perché queste discipline sono strettamente legate ai destini delle persone, o meglio alla loro concreta possibilità di vivere bene o male.

Dietro ad ogni decisione di politica economica, c'è una teoria economica, ma ancora di più c'è una visione del mondo.

Ho realizzato questa caricatura o vignetta nell'estate del 2013 alla fine di un percorso di osservazione e studio dell'operato di Mario Monti in veste di Presidente del Consiglio del Governo tecnico.
 Più in generale ho realizzato una serie di vignette, caricature e riflessioni sul paradigma soggiacente alla teoria economica dominante (o mainstream o new consensus), il "paradigma della scarsità" e su quello dell'economia critica (o più in generale eterodossa): il "paradigma della riproducibilità". Di ciò si può trovare un approfondimento in questo blog:
http://intheglitch.blogspot.it/

Qui mi limito a descrivere per punti ciò che mi ha portato a disegnare questa vignetta:

- alla fine del 2011 i mercati finanziari fecero crollare i titoli di Stato italiani a causa del rapporto Debito pubblico/PIL che vedevano l'Italia a rischio di default o più semplicemente un potenziale "cattivo pagatore"

- Mario Monti venne nominato presidente del Consiglio a capo di un governo tecnico con l'obiettivo di attuare una politica di riduzione del deficit attraverso l'austerity, uno dei capisaldi del pensiero economico dominate (mainstream o pensiero unico) fondato sul "paradigma della scarsità"

- le politiche di austerity si concretano nella riduzione della spesa pubblica, l'aumento di imposte e tariffe allo scopo di ridurre l'indebitamento e aumentare il risparmio.

- Monti, coerentemente con il fatto di essere un rappresentante del pensiero economico dominante, affermò che se da una parte, le politiche di austerity avrebbero avuto effetti depressivi sulla spesa della popolazione per l'acquisto di beni e servizi con conseguente ulteriore calo della produzione, dell'occupazione e dei redditi, dall'altra, gli effetti depressivi dell'austerità sarebbero stati temporanei e più che compensati da vigorose politiche di liberalizzazione (sprattutto del mercato del lavoro) che avrebbero dato l'impulso per liberare le forze del mercato e per superare la crisi; "l'austerità espansiva" di Alesina.

- a corredo di questa linea di pensiero e di azione, uno studio dell'U.E. sostenne che il coefficiente recessivo di un inalzamento del prelievo fiscale avrebbe potuto esser stimato attorno al 50%. Quindi a fronte della richiesta di "sacrifici" per 10 alla popolazione si avrebbe avuto una diminuzione del PIL di 5 e ciò avrebbe migliorato il rapporto Debito pubblico/PIL con conseguente rassicurazione delle agenzie di rating.

- la scuola economica eterodossa, in primis i postkeynesiani, da sempre critica nei confronti degli effetti benefici dell'austerità, sostenne che tale politica economica avrebbe aumentato il rapporto debito pubblico/PIL e apportato danni ingenti al sistema economico. Questo perché il ragionamento implicito all'imposizione dei sacrifici e il loro legame con la diminuzione del rapporto debito pubblico/PIL è errato in quanto non considera l'effetto del "moltiplicatore fiscale keynesiano" (lo considera pari a 1).

- Il governo Monti, disconoscendo il pensiero economico keynesiano, attuò le politiche di austerity, in linea con le indicazioni della Commissione europea, del FMI e della BCE.

- nel 2012 si cominciò a riscontrare come le politiche di austerity attuate dal Governo tecnico italiano, di fatto, stessero distruggendo l'economia reale oltre ad aumentare il peso del debito pubblico sul PIL, infatti il coefficiente moltiplicativo dell'effetto dell'inalzamento delle tasse venne stimato attorno al 200% (contro il 50% previsto).

- nel gennaio del 2012, le principali agenzie di rating declassano l'Italia, ma i mercati finanziari anche se il rapporto debito pubblico/PIL era peggiorato (aumentando del 12%), si calmarono anche e soprattutto a fronte dell'impegno della BCE di comprare i titoli di Stato laddove fosse stato necessario

- nel 2013 il Fondo monetario ha ammesso che le previsioni circa la contrazione dell'economia per via dell'austerità e dell'aumento delle tasse furono sbagliate perché avevano sottostimato: il significativo aumento della disoccupazione, la caduta dei consumi e degli investimenti che queste avevano causato.


Quindi in sostanza, Monti attuando la politica dell'austerity allo scopo di rimbrosare una parte del debito pubblico pari a 10, per via del moltiplicatore fiscale, ha ottenuto un effetto recessivo pari a 20; posto che il 50% del PIL va in tasse, quindi il fabbisiogno erariale è pari a 10, il risultato finale fu che l'Italia era indebitata come prima, ma aveva aumentato il debito di 20.
Moodies, S & P e Fitch nel valutare i btp italiani a 10 anni declassarono l'Italia e "bocciando" Mario Monti.
Il PIIGS italiano (di fatto un personaggio di fantasia come avremo modo di vedere più avanti) si trova anche lui bocciato, declassato e con prospettive di reddito e occupazionali potenzialmente peggiorate nel bel mezzo di una spirale deflattiva imposta.
Il maiale si rivolge a Monti ma questo non curante procede lungo la sua strada come un sonnambulo guidato dal sistema tolemaico/pensiero unico, mai come oggi entrato in una crisi dalla quale non è in grado di uscire.







1 commento:

  1. Mi permetto di correggerti un tantino: Alesina arrivava a ipotizzare, in molti studi, che l'austerità non avrebbe addirittura fatto alcun danno, perché seguendo l'equivalenza ricardiana, i tagli di spesa avrebbero segnalato ai cittadini che in futuro le tasse sarebbero state tagliate, e quindi questi avrebbero continuato a spendere nonostante l'austerità....una previsione sbagliata per molta parte dell'Europa, ma c'è da dire che l'austerità montiana è stata leggermente più basata sul versante delle tasse, il cui aumento Alesina non auspicava...sull'argomento ho scritto un paper, tratto dalla mia tesi di laurea, per la rivista online CSEPI http://csepi.it/data/documents/WP-nr.-1.pdf

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