lunedì 19 gennaio 2015

ANATOMIA ARTISTICA, L'APPARATO SCHELETRICO, CLAVICOLA, GABBIA TORCACICA, SCAPOLA, BRACCIO E AVAMBRACCIO

In questo post lo studio della parte superiore dello scheletro.
Di seguito uno schema con i nomi delle ossa dell'apparato scheltrico della parte superiore del corpo. Lo schema è tratto dal libro "Anatomia per artisti", collana Leonardo, Vinciana editrice, Maimeri distribuzione.





La cassa toracica maschile e quella femminile presentano alcune differenze. La cassa torcica maschile oltre ad essere proporzionalmente più grande ha un'apertura che forma approssimativamente un angolo di 90°, quella femminile di 60°.
la forma delle clavicole può ricordare quella del manubrio di una bicicletta.


La cassa toracica maschile e femminile





schema di costruzione della scapola
attaccatura scapola omero
braccio sinistro frontale - forma del braccio


Supinazione avambraccio destro: il palmo è rivolto verso l'alto; Pronazione: il palmo è rivolto berso il basso

 
un esercizio da una fotografia, ambedue gli avambracci sono in pronazione


sabato 17 gennaio 2015

ANATOMIA ARTISTICA, L'APPARATO SCHELETRICO, PICCOLO RIEPILOGO, LE OSSA DELLE GAMBE

In questo post riprendo lo studio dell'apparato scheletrico, l'ultimo post dove ho trattato l'argomento risale al 14 ottobre 2014.
Secondo me, lo studio dell'anatomia è per chi vuole rappresentare delle idee attraverso il disegno un ambito da coltivare con costanza; ogni volta che vi ci si cimenta con la dovuta pazienza si scoprono moltissimi aspetti che prima non si erano nemmeno notati, inoltre si innesca un meccanismo virtuoso che rende più prolifica qualsiasi attività creativa che richiede il disegno come mezzo espressivo.

Di seguito uno schema con i nomi delle ossa dell'apparato scheltrico. lo schema è tratto dal libro "Anatomia per artisti", collana Leonardo, Vinciana editrice, Maimeri distribuzione.

   













Riscaldamento
Di seguito un breve riepilogo del percorso sull'anatomia affrontato nei post precedenti. l'approcio utilizzato è quello di Ron Lemen.
Il busto o torso può essere considerato il riferimento fondamentale per sviluppare lo studio dell'anatomia artistica in modo da consolidare una certa dimistichezza con le proporzioni.

La prima metà del corpo può essere racchiusa in tre moduli uguali: il primo dato dal volto e dal collo, il secondo dalla gabbia toracica ed il terzo dal bacino.
il secondo ed il terzo modulo (il busto), può essere rappresentato in modo tale che la cassa toracica ed il bacino siano racchiusi in una forma che ricorda la forma del cuscino; tale forma permette di sviluppare le pose del soggetto coferendo allo stesso una certa flessibilità ed elasticità. Infatti nell'ambito dell'animazione 2d, allo scopo di conferire la tipica plasticità ai movimenti dei personaggi, la forma a cuscino (pillow shape) gioca un ruolo cruciale.


la forma a cuscino contiene la gabbia toracica ed il bacino


Pillow shape e proporzioni della figura intera









Di seguito lo studio delle ossa delle gambe.











mercoledì 14 gennaio 2015

CARICATURE MONDO DEL CALCIO - CARICATURA WALTER MAZZARRI, CARICATURA ROBERTO MANCINI - WORK IN PROGRESS

Di seguito il work in progress di due caricature inerenti al mondo del calcio. Si tratta di Walter Mazzarri e di Roberto Mancini, i due allenatori che si sono succeduti sulla panchina dell'Inter nel corso della stagione 2014-2015.
Fin da bambino le caricature hanno esercitato su di me un fascino particolare che non saprei descrivere in modo adeguato, in particolare quelle realizzate da Walter Molino. Anche oggi ammirando le caricature di molti artisti di grande talento, mi viene sempre in mente la sensazione che provavo quando contemplavo le opere di Walter Molino.



I disegni qui sotto sono stati realizzati prendendo spunto da fotografie dei soggetti ritratti in diverse pose in modo da avere una maggior consapevolezza delle caratteristiche dei loro volti.





Studi del volto di Walter Mazzarri per realizzarne la caricatura




lo schizzo scelto per sviluppare la caricatura di Roberto Mancini





Caricatura di Roberto Mancini - work in progress














venerdì 9 gennaio 2015

UNO SPUNTO DI RIFLESSIONE DA NEW ITALIAN EPIC

"New Italian Epic - letteratura, sguardo obliquo, ritorno al futuro" è un libro scritto dai Wu Ming e pubblicato nel 2009. 
La raccolta si apre con il "memorandum" sul New Italian Epic, uno sguardo retrospettivo (1993-2008) che descrive come molti romanzi italiani ("oggetti narrativi non identificati") abbiano iniziato una sorta di dialogo tra loro in virtù di un comune sentire, un preciso lavoro sulla lingua, un'etica della narrazione che parte dalla consapevolezza dello sguardo obliquo sulla realtà e sugli eventi storici.
Seguono poi due saggi che esplorano la dimensione sociale e politica di questo nuovo modo di approcciarsi al mestiere del raccontastorie che viene descritto come una pratica di resistenza, perché "l'unica alternativa per non subire una storia è di raccontare mille storie alternative".

Sebbene, da un certo punto di vista sia passato molto tempo da quando il libro è uscito e sebbene, personalmente trovo che le fondamenta della riflessione proposta dai Wu Ming sia molto coerente e stimolante, pur non concordando su molti punti in cui il ragionamento di fondo si ramifica.

Di seguito, una parte del secondo intervento del libro: 
- Noi dobbiamo essere i genitori di Wu Ming 1 – Qualcosa di nuovo sotto il sole. 
(Pag. 118-124)



"Ogni atto artistico e letterario, ogni opera d'arte. Ogni romanzo reca i segni di ciò che accade intorno, in un modo o nell'altro. I tempi in cui viviamo sono condizionati dalla morte dei fondatori, dei “capostipiti”, dai genitori che se ne sono andati lasciandoci con problemi enormi. Noi siamo gli eredi delle loro allucinazioni, ormai ci rendiamo conto che la crescita, lo sviluppo, il consumismo, il prodotto interno lordo, tutto questo ci fa correre su un binario morto, e ci chiediamo se lungo la corsa vedremo uno scambio, e chi scenderà ad azionare la leva.

Stiamo cercando di capire che fare, ma i nostri pensieri sono ancora prigionieri dei vecchi frames concettuali, il che significa che anche le nostre parole sono prigioniere. Pensiamo ai movimenti che chiedono un calo di produzione e consumi. Chiamano questo processo decrescita. Decrescita non è nemmeno un antonimo, è una mera negazione del concetto opposto, ed in effetti ogni volta che diciamo “decrescita” diciamo anche “crescita”, e “crescita” è sentita come una parola buona, d'istinto la associamo a cose e positive, processi che sono necessari e benigni, come la crescita dei nostri figli, o la crescita di piante che possiamo mangiare. “Decrescita” non è una parola efficace, non funziona.

I nostri pensieri e vocaboli sono ancora prigionieri. Per anni abbiamo espresso i concetti in cui credevamo semplicemente aggiungendo prefissi come de- o post- (per esempio “postmoderno”) ai concetti in cui credevamo più. Sapevamo soltanto di essere post-qualcosa.

.....

La letteratura postmodernista si è a lungo concentrata sui “postumi” seguiti alla sbornia del moderno. Gli autori hanno sviluppato un tipo di ironia che all'inizio aveva un valore critico, e io sono contento che quei libri siano stati scritti, amo alcune di quelle opere, penso che dobbiamo tenerci il buono e portarcelo appresso lungo la via, scartando quello che non ci serve più; oppure se preferite un'altra metafora, dobbiamo ricostruire su quelle fondamenta, ma per ricostruirci sopra dobbiamo prima demolire la casa squinternata che c'è adesso.

Il problema del postmodernismo è che ha generato un esercito di seguaci e imitatori, e presto si è ubriacato di sé stesso, si è intossicato della propria ironia, del proprio sarcasmo e disincanto. L'ironia si è fatta sempre più fredda e anaffettiva, il che era perfetto per il nuovo spirito dei tempi: il disincanto ha invaso e impregnato l'intero paesaggio artistico e mediatico, finché ad un certo punto, probabilmente negli anni Ottanta, è diventato il sentimento dominante della cultura occidentale. Nulla andava più preso sul serio. Se prendevi qualcosa sul serio facevi la figura del seccatore.



Vorrei citare lo scomparso David Foster Wallace. Questo è uno stralcio da una famosa, classica intervista …...



Questi ultimi anni dell'era postmoderna mi sono sembrati un po' come quando sei alle superiori e i tuoi genitori partono e tu organizzi una festa. Chiami tutti i tuoi amici e metti su questo selvaggio, disgustoso, favoloso party, e per un po' va benissimo, è sfrenato e liberatorio, l'autorità parentale se ne è andata, è spodestata, il gatto è via e i topi gozzovigliano nel dionisiaco. Ma poi il tempo passa e il party si fa sempre più chiassoso, e le droghe finiscono, e nessuno ha soldi per comprarne altre e le cose cominciano a rompersi, a rovesciarsi e ci sono bruciature di sigarette sul sofà, e tu sei il padrone di casa, è anche casa tua, così piano piano cominci a desiderare che i tuoi genitori tornino e ristabiliscano un po' di ordine, cazzo.... Non è una similitudine perfetta, ma è come sento la mia generazione di scrittori intellettuali o qualunque cosa siano, sento che sono le tre del mattino e il sofà è bruciacchiato e qualcuno ha vomitato nel portaombrelli e noi vorremmo che la baldoria finisse. L'opera di parricidio compiuta dai fondatori del postmoderno è stata importante, ma il parricidio genera orfani, e nessuna baldoria può compensare il fatto che gli scrittori della mia età sono stati orfani letterari negli anni della loro formazione. Stiamo sperando che i genitori tornino, e chiaramente questa voglia ci mette a disagio, voglio dire: c'è qualcosa che non va in noi? Cosa siamo, delle mezze seghe? Non sarà che abbiamo bisogno di autorità e paletti? E poi arriva il disagio più acuto, quando lentamente ci rendiamo conto che in realtà i genitori non torneranno più – e che noi dovremo essere i genitori.



Da quell'intervista sono passati quindici lunghi anni, Wallace non è più tra noi e finalmente capiamo quanto avesse ragione. Noi dobbiamo essere i genitori, i capostipiti, i nuovi fondatori. Abbiamo bisogno di riappropriarci di un senso del futuro, perché sotto il sole sta accadendo qualcosa di radicalmente nuovo. È un pericolo senza precedenti, è un grosso problema e il disincanto non è la soluzione migliore.



A mio avviso il dispotismo dell'ironia ha prodotto una sindrome sociale affine all'asimbolia del dolore. L'asimbolia del dolore è una sindrome neurologica causata da un danno alla corteccia insulare del cervello. Non rispondi al dolore in modo emotivo, o dai la risposta emotiva sbagliata: ti metti a ridere.

Noi ridiamo perché la risata è utile dal punto di vista dell'evoluzione. Ridere a che fare con il sollievo dopo un falso allarme. Quando qualcuno ti racconta una barzelletta, la tensione cresce e sei sempre più curioso, vuoi sapere come va a finire. Le migliori barzellette ti tengono all'erta per quello che sembra essere un tempo lunghissimo, e il tuo cervello si fa sospettoso, e alla fine ti trovi sulla difensiva, ma poi la battuta finale dà alla storia una torsione inaspettata, la tensione si scarica e ridi.

È anche il motivo per cui il solletico fa ridere: all'improvviso qualcuno fa per toccarti, istantaneamente ti metti sulla difensiva, infatti irrigidisci i muscoli, ma poi quella persona non ti fa davvero male, si limita a toccarti e stimolarti in un punto insolito, e allora il tuo cervello dice: “era un falso allarme!”, e ti metti a ridere.

Una risata segnala che è tutto a posto, significa: “Non c'è da preoccuparsi”. È probabile che il ridere sia evoluto da un verso ritmato che i nostri antenati emettevano dopo un falso allarme. Il resto del branco lo udiva e tutti si sentivano sollevati: non c'era bisogno di fuggire o di combattere. Ovviamente, quando il pericolo era reale e qualcuno o qualcosa procurava autentico dolore, il cervello dava la corretta risposta emotiva, non c'era sollievo, nessuno rideva, tutti fuggivano o combattevano.

Ma quando soffri di asimbolia del dolore, quella parte del cervello non funziona più, il circuito non si chiude, niente ti dice che questa volta è vero, che non si tratta di un falso allarme, e finisce che dài la risposta emotiva sbagliata. Ti sfondo la faccia a calci, e tu ridi.

Negli anni Ottanta e Novanta una gran parte della cultura occidentale ha iniziato a confondere dolore e solletico. Pian piano abbiamo perso la facoltà di distinguere un dolore vero da uno falso: sentivamo o eravamo testimoni di grandi dolori, e reagivamo ridacchiando. L'ironia era ovunque. Nel frattempo era caduto il muro di Berlino, l'Occidente aveva vinto e c'era persino che era finita al storia, e durante gli anni Novanta tutti ridacchiarono ancora di più. Certo, non nell'ex Iugoslavia o in Ruanda, ma nel cuore dell'impero molte persone, soprattutto gli artisti, erano molto cool e ironiche e sghignazzanti e intente a farsi l'occhiolino a vicenda.

I nostri compagni umani sono neuralmente programmati per associare le risate ai falsi allarmi, quindi conclusero che non c'era pericolo...



… poi scoppiò la bolla della cosiddetta “New Economy”, e subito dopo ci fu l'11 settembre, poi la cosiddetta “Guerra al Terrore” e l'invasione in Iraq, poi arrivarono i bombaroli kamikaze a Madrid e nel Tube di Londra, e adesso l'economia globale sta franando, ma in molti continuano a non capire quanto la situazione sia pericolosa, e intanto il ghiaccio dei poli si scioglie, il petrolio sta arrivando al picco di estrazione prima del previsto, e si stanno esaurendo le scorte di metalli, nel giro di pochi decenni niente più rame, niente più ferro, niente più cadmio … .

E' chiaro che essendo io un romanziere e amando la letteratura (le due cose non vanno sempre insieme), mi interessa, vedere come la mia professione possa evolversi di fronte a questi pericoli. Ciò che mi preme è trovare nella letteratura di oggi un diverso approccio etico allo scrivere, oltre il disincanto di ieri. Una piena assunzione di responsabilità difronte a quel che accade su scala planetaria. Ed essendo un romanziere italiano, sono ancora più interessato a vedere cosa accade nella letteratura di quel paese. Si comincia sempre da dove ci si trova, e l'Italia è sempre un posto interessante da cui cominciare, un notevole laboratorio (tanto per usare un eufemismo). Di recente ho trovato molti segnali interessanti nella letteratura italiana, ne ho scritto e ne ho discusso, è in corso un dibattito ed è per questo che sono qui.



In Italia si usa di frequente un'espressione: “l'anomalia italiana”. Vi sono serie ragioni storiche per cui l'Italia è così diversa dal resto d'Europa e la logica della vita sociale appare impenetrabile o addirittura inesistente. Farò conto che tutti in questa sala siano al corrente di tali ragioni, o almeno alcune. C'è di mezzo la Guerra fredda, eccetera. Diciamo solo che dopo la caduta del Muro per l'Italia iniziò una fase tumultuosa che va avanti ancora oggi. Nel 1993 crollò il vecchio establishment politico, i più grandi partiti si dissolsero e vi fu un improvviso liberarsi di energie incontrollabili.

Nemmeno nei più scatenati sogni ad occhi aperti la sinistra rivoluzionaria degli anni Settanta aveva previsto alcunché del genere, anche se l'esito è parso più simile a una controrivoluzione: da quei giorni lo spettro politico della società italiana si è spostato sempre più a destra."



W.I.P.: CARICATURA RENZI - CARICATURA GRILLO-CASALEGGIO - VIGNETTA SULLA BANCA D'INGHILTERRA - UNA RIFLESSIONE SUL PARADIGMA DELLA RIPRODUCIBILITA'

Sono convinto del fatto che oggi ogni tipo di progettualità che voglia veramente immaginare e adoperarsi nella costruzione di un futuro che ponga veramente l'essere umano in carne ed ossa al centro, vada attivata nell'ambito del paradigma della riproducibilità, un suo accuratissimo studio, un'attenta analisi che attesti la certezza della sua attuabilità e l'attivazione di progetti concreti.

Di fatto però, il cambio di paradigma economico (che sempre riflette una visione del mondo) da quello della Scarsità  (sul quale si sostanzia e legittima il pensiero unico in economia) a quello della Riproducibilità (alla base del pensiero critico e eterodosso), allo stato attuale non vede nessuna possibilità di emergere a livello mediatico.
Guardando alla politica in Italia, senza dimenticare il fatto che le leve decisionali sono appannàggio della governance sovranazionale tecnocratica da cui ne deriva un'enorme ridimensionamento, è sotto gli occhi di tutti, il fatto che dopo le elezioni politiche nazionali del 2013, ci fosse stato un momento nel corso del quale il Partito Democratico e il Movimenti Cinque Stelle avrebbero potuto registrare e configurare la loro progettualità e le loro proposte abbandonando l'attestata inadeguatezza del paradigma della scarsità che si rifletteva e continua a riflettersi per esempio sulle "apparentemente irrazionali" decisioni inerenti l'austerity; ma di fatto non c'è stata nessun vero cambiamento e si sta percorrendo la stessa strada che porta l'elettorato verso il baratro di una condizione neofeudale e dove l'unica cosa che muta è il rapporto incrementale con cui ciò avviene (in tale senso il governo Monti si contraddistinse per un aumento di velocità che rischiava di essere insostenibile).

Di fatto da due anni a questa parte, con Renzi segretario, il PD si è definitivamente configurato sulla Scarsità; lo stesso M5S con Casaleggio in pectore abita la Scarsità con diverse sfumature seppur buona parte della base del movimento abbia dato prova di indagare la Riproducibilità la quale contempla una riconfigurazione della competività-globalizzazione. 

Con motivi e moventi diversi ambedue le forze politiche italiane si sono dimostrate fin qui  fuori dal "tempo storico" nella prospettiva di proporre e attuare un cambiamento.
Così come la possibilità di vedere implementata una progettualità altra incardinata sul paradigma della riproducibilità per superare la crisi economica e viene accantonata e messa in sordina da meccanismi di conservazione dello Status Quo.

Con riferimento a quanto ho cercato di esprimere, nel corso del 2013-2014 realizzai due caricature e una vignetta.


caricatura (2013) W.I.P. "ma cosa aspettano?"

 
 http://www.bankofengland.co.uk/publications/Pages/quarterlybulletin/2014/qb14q1.aspx

http://www.bankofengland.co.uk/publications/Documents/quarterlybulletin/2014/qb14q1.pdf

Il Quartely bulletin avrebbe dovuto essere come minimo l'equivalente del tormentone dell'estate nell'ambito della musica leggera, tutti i giornali che si occupano di politica e di economia avrebbero dovuto trattare in modo esteso tale esternazione della Banca centrale d'Inghilterra, invece se n'è parlato solo di striscio e poi nulla.

Ci sono dei post del blog Cobraf di Giovanni Zibordi  di fine marzo che trattano la questione in modo molto interessante:


http://www.cobraf.com/blog/default.php?ps=10&pg=14&sh=1
(il titolo del post è: Tasso di cambio della moneta e quantità di moneta)

 http://www.cobraf.com/blog/default.php?ps=10&pg=13&sh=1 
(il titolo dei post è: 
- Emozioni Umori e feeling in Economia 
- Il Fatto si è accorto del clamoroso documento della Banca d'Inghilterra

La Banca d'Inghilterra se ne esce con una spiegazione circa la creazione della moneta nell'economia moderna




Mentre poco dopo il Presidente del consiglio dei ministri va dalla Merkel dopo aver dichiarato di voler alzare il deficit dal 2,6 concordato al 2,8 anzi al 3% 


Caricatura Renzi work in progress



giovedì 8 gennaio 2015

UNO SPUNTO DI RIFLESSIONE DA UN CAPITOLO DEL LIBRO "IN ACQUE PROFONDE - MEDITAZIONE E CREATIVITA'" DI DAVID LYNCH

In questo post propongo un capitolo di "In acque profonde - Meditazione e creatività", libro scritto da David Lynch nel 2006.
 
LE IDEE (pagina 29)


Un'idea è un pensiero. Un pensiero che ha in serbo più di quanto tu non creda nel momento in cui lo formuli. In quel primo istante c'è una scintilla. Nei fumetti, quando un personaggio ha un'idea, si accende una lampadina. È questione di un attimo, proprio come nella vita reale. Sarebbe fantastico se il film venisse concepito tutto in una volta. Nel mio caso, invece, arriva un frammento dopo l'altro. Il primo è come la Stele di Rosetta: il tassello del puzzle che lascia intravedere tutto il resto. Un tassello promettente.

In Velluto blu, sul primo tassello c'erano labbra rosse, prati verdi e la canzone Blue Velvet interpretata da Bobby Vinton. Poi un orecchio in un campo. Tutto qui.

Ti innamori della prima idea, quel tassello piccino piccino. Una volta che lo tieni in mano, il resto verrà da sé.



mercoledì 7 gennaio 2015

CARICATURE 2013 - MATTEO RENZI - STUDIO CHARACTER DESIGN PER STRISCE (W.I.P.)

Nell'estate del 2013 decisi di iniziare a studiare un personaggio in stile cartoon che potesse richiamare la figura emergente di Matteo Renzi. Questo perché Matteo Renzi, al di là del refrain sulla rottamazione, mi sembrava effettivamente avere le "potenzialità" per essere un protagonista della politica del futuro. 
Renzi è nato l'11 gennaio del 1975, è un coetaneo ed oltre ad avere una mimica e una gestualità che, a pare mio, ben si prestavano e si prestano a trarne un personaggio, parimenti, le sue affermazioni si prestavano e si prestano a degli spunti di riflessione.


 "Fantasticando sulla superfice" ed evocando un'immaginario appartenente alla prima adolescenza dei coetanei dell'attuale Presidente del Consiglio, in un certo senso, mi viene da pensare a Renzi come ad una sorta di compagno di scuola, non un compagno di classe né di banco, ma una di quelle persone che si incontrano nei corridoi della scuola, nelle pause quando si va in bagno, al cambio ora quando si va in palestra, per la strada, magari in bicicletta o nel mezzo di una accesissima partita di calcio canicolare in odor di scazzottata in qualche campetto spelacchiato; un ragazzo un po' paraculo e al tempo stesso tenace nel raggiungere i suoi obiettivi.
Un affresco dell'Italia della fine degli anni ottanta inizio novanta, molto naive e volutamente superficiale per innestare un fondale sul quale rappresentare un rapporto dialettico tra le decisioni del Governo di cui Renzi è diventato Presidente del Consiglio dei Ministri il 22 febbraio del 2014 e la generazione sua coetanea. Uno scenario dove ingaggiare dei "tenzoni" e verificare dove questo modus operandi può portare.


Dopo la sconfitta di Renzi alle primarie del 2012, vinte da Bersani, mi immaginai che prima o poi Renzi avrebbe ricoperto un ruolo di primissimo piano, il linea con il sentore che chi ha a che fare con il Potere, finisca, salvo rarissime eccezioni, per farsi trascinare dalla sua corrente, per "subirla". Renzi era entrato nell'immaginario collettivo a forza di marketing politico come l'uomo nuovo della politia italiana.

Quando poi Bersani si dimise e soprattutto quando si cominciò a vedere il nome di Renzi affiancato dai nomi di Yoram Gutgeld, politico e economista israeliano naturalizzato italiano, senior partner e direttore di McKinsey & Company  e paradossalmente, soprattutto al nome di Davide Serra, finanziere, fondatore e A.D. del fondo Algebris, con entrature nella City di Londra, immaginai questa caricatura.
titolo caricatura (2013): Matteo Renzi, preparations for italians’ future….

 

Sulla figura di Gulteld e Davide Serra, rimando a due post del blog del sito www.Cobraf.com, sito di analisi economica e finanziaria di Giovanni Zibordi, autore, insieme a Marco Cattaneo, del libro: "La soluzione per l'euro - 200 miliardi per rimettere in moto l'economia italiana":

http://www.cobraf.com/blog/default.php?ps=10&pg=22&sh=1
(il titolo del post è: "Yoram il consigliere economico di Renzi")
http://www.cobraf.com/blog/default.php?ps=10&pg=17&sh=1
(il titolo del post è: "La finanza di Serra (dietro a Renzi)"

Di seguito alcuni studi rough sul character ispirato alla figura di Matteo Renzi per un progetto di strisce a fumetti.








schizzo preparatorio per vignetta: Primavera 2014, Renzi va dalla Merkel a discutere il limite del deficit del 3% mentre la Banca d'Inghilterra se ne esce poco tempo prima con il Quarterly Bulletin 2014 Q1



In questo momento storico, a mio avviso, qualsiasi progetto di satira che si ponga l'obiettivo di essere costruttivo e di innestare dei semi di propositività, non deve adottare un approccio a prioristicamente critico e demolente circa le decisioni del governo. Questo perché tale approccio finirebbe per confermare gli esiti che parte della stampa e della satira politca ha ottenuto negli ultimi anni nei confronti della figura di Berlusconi: distrarre l'opinione pubblica dai veri meccanismi del Potere, nonché rafforzare e consolidare, attraverso la negazione pedissequa, la narrazione che andavano ad attaccare.

Con riferimento a ciò mi viene in mente il momento in cui Renzi, più o meno un anno fa, con riferimento alla legge elettorale evocò la figura di Goldrake.

«Trovo sconcertante non la discussione sulle preferenze ma che a fronte di un quadro che mette il Senato gratis, le Regioni a dieta, un taglio di un miliardo ai costi della politica, il ballottaggio, il premio di maggioranza» si protesti. «Chiamate Goldrake, più di così non potevo arrivare».


Proprio sulla scia di questa esternazione e alla luce del ragionamento di cui sopra, mi era venute in mente una serie di vignette che potrebbero intitolarsi: "Postkeynesian Goldrake", dove Renzi, in un'atmosfera trasognate si imbatte nella puntuale spiegazione dei presupposti del pensiero postkeynesiano.














Di seguito alcuni schizzi per delle strisce inerenti al D.E.F., "il documento di economia e finanza", il documento programmatico per l'economia e la finanza (pubblica e non), quello che comprendeva tra le altre i famosi 80 euro.






Rapido studio del volto del professor Padoan